Conosci te stesso per valorizzare i tuoi talenti
Angelo Fiori – dicembre 2014
L’esortazione conosci te stesso, GnÔthi sauton in greco o Nosce te ipsum in latino, è una frase greco antica, iscritta sul tempio di Apollo a Delfi nell’antica Grecia.
La trattazione filosofica ha una lunga storia nell’elaborazione di questa massima. Platone affermava che per conoscere adeguatamente se stessi, dobbiamo guardare il divino che c’è in noi. A partire da Pitagora, che spingeva gli uomini a realizzare se stessi, per arrivare a Kant, molti filosofi hanno espresso l’importanza di conoscere se stessi prima di iniziare a scoprire le verità assolute. Ma anche altre culture, quella indiana con gli inni vedici e altre culture orientali hanno compreso l’importanza di questa affermazione.
Conoscere sé stesso può sembrare in contrapposizione con conoscere il mondo, tuttavia le due conoscenze possono essere considerate quali facce della stessa medaglia. Infatti lo slancio dell’uomo verso la conoscenza non può fare a meno della mente che conosce con tutti i suoi condizionamenti
Nella formazione personale per la vita lavorativa, ma anche per quella famigliare e sociale, il conoscere se stessi consiste in una ricerca di crescita consapevole dell’individuo, attraverso l’ampliamento della conoscenza e della consapevolezza di sé e delle proprie competenze. A questa prima fase dovrebbe seguire una seconda attraverso un processo di miglioramento delle proprie capacità.
A prima vista sembrerebbe semplice conoscere sé stessi. Chi meglio di noi lo può fare? Al contrario spesso siamo più efficienti e obiettivi nel conoscere (spesso anche nel giudicare ) gli altri che noi stessi. Ciò a causa dei molti condizionamenti e restrizioni presenti nelle nostre credenze e valori. Dice infatti la scrittrice USA Anaïs Nin “Non vediamo le cose per come sono ma per come siamo”.
La conoscenza di noi stessi presuppone inoltre un buon livello di autostima, cioè accettare se stessi, per saper discernere con obiettività caratteristiche pregi e difetti della nostra personalità.
Secondo Nathaniel Branden, psicoterapeuta statunitense considerato un pioniere nel campo dell’autostima a livello internazionale, questa si compone di “sei pilastri”, sei principi guida che ci sostengono nella scoperta e nell’accettazione di noi stessi
- Vivere consapevolmente.Vale l’antico sopra ricordato motto “Conosci te stesso”: vivere consapevolmente significa capire quali sono i nostri valori, interessi, bisogni e obiettivi, cioè cosa è importante per la nostra vita e quale direzione vogliamo darle. L’autostima – e i rapporti con il mondo che ci circonda – deve iniziare da un obiettivo e approfondito esame della propria personalità.
- L’accettazione di sé.Comprendere e accettare tutto ciò che si è, anche i lati più deboli e meno piacevoli. I pensieri, le emozioni, i comportamenti che compongono il nostro essere vanno prima riconosciuti, poi capiti e accettati, senza respingerli o negarli, nonostante ci possa essere qualcosa che non ci piace e vorremmo cambiare.
- Il senso di responsabilità. Gli unici responsabili delle nostre azioni e delle nostre scelte di vita siamo noi stessi, dobbiamo prenderci cura e impegnarci per realizzare la nostra idea di felicità. Siamo quindi responsabili di come usiamo il nostro tempo, della quantità e qualità delle nostre relazioni sociali, nonchè della consapevolezza e dell’impegno che mettiamo nello svolgere tutti i carichi, doveri e responsabilità negli impegni quotidiani. Nessun altro può sostituirsi a noi, perché nessuno può assumersi la responsabilità dell’esistenza di un altro individuo.
- L’autoaffermazione. È giusto dare voce alle proprie convinzioni, esprimendo i propri valori e sentimenti nei modi e nei contesti appropriati. Ognuno deve potersi mostrare per ciò che è e che sa e difendere quello in cui crede ed ha fiducia. Il comportamento da adottare consiste nell’affermarei propri punti di vista, senza forzare o approfittare o, al contrario, senza subire o essere prevaricati.
- Darsi degli obiettivi. Il percorso verso l’autostima passa per la conoscenza di sé e l’identificazione dei propri obiettivi. Cosa vogliamo? Che tipo di vita vogliamo vivere? Dobbiamo darci degli scopi, e muoverci con pazienza, perseveranza e con una strategia di medio-lungo periodo. Per avere successo dobbiamo mettere in atto un piano d’azione e effettuare un costante stato di avanzamento dello stesso, per valutare i risultati delle nostre azioni.
- Integrità personale. Bisogna mantenere fede ai propri principi, comportarsi con lealtà e coerenza, mantenere le promesse. Secondo Branden, dobbiamo fare della nostra vita “un riflesso della nostra visione interiore del bene”.
Naturalmente è possibile un processo di miglioramento delle capacità che possediamo. Il punto 5 di cui sopra va calato nella realtà di ciascuno di noi. Il processo di miglioramento risulterà più o meno facile o difficile, lungo o breve, sulla base di molti fattori: la nostre capacità personali, il contesto sociale in cui viviamo, la nostra età anagrafica, la nostra determinazione e costanza etc
Non mi dilungo su questa strada che lascio agli psicologi, professionisti nella materia.
Posso però indicare qualche consiglio generale, suggeritomi dalla lunga esperienza professionale e di vita.
- Porsi degli obiettivi credibili e raggiungibili, diversamente ci scoraggeremo; se la fase di conoscenza è stata effettuata in modo corretto sarà più facile farlo.
- Non pretendere di eccellere in tutto; abbiamo i nostri punti di forza e di debolezza. Nei punti di debolezza può essere soddisfacente raggiungere la sufficienza. Nei punti di forza dobbiamo invece impegnarci e spingere al massimo, con l’obiettivo di eccellere
- Fare costanti stati di avanzamento lavori. Il percorso può non essere lineare e quindi richiedere aggiustamenti lungo la via
- Non cedere mai, non scoraggiarsi. Lungo il percorso di miglioramento ci possono essere avvenimenti che ci creano difficoltà, ma gli avvenimenti passano, il nostro percorso può essere adattato, ma deve restare come programma di medio-lungo periodo